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Discussione: Monza

  1. #51
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    Re: Monza

    Parlando ancora di cassoeula.
    Caseula, Cazzuola, Cassoeula...se nonriuscite ancora a chiamarla nel modo corretto, sappiate che, in italiano, ilsuo nome vero è Bottaggio. Si dice però, che il suo nome derivi dalla pentolain cui veniva preparata (cassoeula), ma anche dall'attrezzo che si usava pergirarla in cottura, la cazzuola, appunto.Sitratta di un piatto povero lombardo/milanese che, così come viene preparato,nasce all'inizio del XX secolo; le sue varianti più antiche, probabilmente,sono legate alla ritualità del culto popolare di Sant'Antonio abate,festeggiato il 17 gennaio (proprio tra qualche giorno), data che segnava lafine del periodo delle macellazioni dei maiali. Oggi la consuetudine vuole chesi prepari quando, nei primi freddi della stagione invernale, la verza gela, incorrispondenza della festa dei morti.La leggenda vuole che lacassoeula nasca da un soldato spagnolo che invaghitosi di una giovane donnamilanese, cuoca di una famiglia nobile, le abbia insegnato la ricetta e che inseguito la giovane abbia proposto con successo il piatto.
    Questa leggenda èavvalorata anche da una celebre frase di Gianni Brera (noto giornalista escrittore lombardo) nel suo breviario della cucina padana "Lapacciada" "...Asseriscono gli arcadi che la cassoeula o bottaggio èdono particolare degli Spagnoli ...".
    E' d'obbligo accompagnarla condell'ottima polenta e un buon bicchiere di croatina. Il consiglio è quello dibere due dita di grappa prima di sedersi a tavola per un'assicurata digestione.(https://www.logisticaefficiente.it/r...cassoeula.html)

    Al di là di questaromantica e probabilmente inventata storiella, gli storici hanno individuatonel Llibre de doctrina per a ben servir,de tallar y del art de coch di Ruperto da Nola laprima ricetta riconducibile a quella che oggi conosciamo come cassoeula.Nel suo Llibre, infatti, questo cuoco spagnolo del Cinquecentoche servì alla corte del re Ferdinando di Napoli, ha inserito la ricetta Cassola de carn chepresenta molti elementi comuni alla cassoeula.
    Rimanendo sempre nel sud d’Italia, nel 1773Vincenzo Corrado, cuoco, filosofo e letterato napoletano, propone la ricettaper il Grugno di porco lesso cheva servito su “pottaggiodi cavoli”. Per trovare la prima ricetta lombarda del piatto bisognaattendere il 1826 e la prima edizione de Il cuoco senza pretese delcomasco Antonio Odescalchi.
    Ritornando inLombardia, gli ingredienti principali della cassoeula sonole verze, che la tradizione prevede vengano utilizzate solo dopo la primagelata, e le parti meno nobili del maiale, come cotenna, piedini, testa,costine. Altro ingrediente, usato in maniera molto parca e solo come “colorantenaturale” è il concentrato (o la passata) di pomodoro.Come ogni ricetta tradizionale che sirispetti, però, ogni zona della Lombardia ha la sua variante di cassoeula: inprovincia di Como tradizionalmente non si mettono i piedini ma si usa la testadel maiale, nel pavese si usano solo le costine, nella zona ad ovest di Milanodalla Lomellina al Varesotto si chiama ragò e si prepara con la carne d’oca.
    Per concludere, il nome popolare di cassoeula derivaprobabilmente dal cucchiaio con cui lo si mescola (casseou) o dalla pentola in cui si prepara (cazza). Esisteun’altra spiegazione per il nome: poiché questo piatto veniva offerto aimuratori una volta che l’edificio era giunto al tetto, il nome potrebbederivare dalla cazzuola, attrezzo che veniva utilizzato per mescolarla durantela cottura.
    (https://www.gustosamente.it/cassoeula-e-la-storia/)
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  2. #52

    L'avatar di fraspa
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    Re: Monza

    Cavolo, Gcarlo! Quasi una tesi, un connubio Nord Sud ante litteram...
    Però a me sempre più lontano.
    Franco ('38) Fernanda ('40): A' nous la Liberté!
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  3. #53
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    Re: Monza

    Ancora una leggenda: la fontana delle rane di Piazza Roma,
    Detta anche “la sirenetta” dai monzesi, fu collocata esattamente dove si trova ora nel 1932: è una scultura di Aurelio Mistruzzi, artista friulano nato nel 1880, il quale venne a conoscenza della leggenda di Amira e Dagoberto e volle riprodurla. Pare che di questa statua siano stati fusi due esemplari, di cui uno è nella nostra città e l’altro in una piazza di Buenos Ayres: sarà vero oppure è semplicemente una leggenda ?
    Come sappiamo Teodorico soggiornò a Monza ove fece costruire un suntuoso palazzo: la tradizione vuole che fosse posto nella zona vicina allo steccato del fossato grande ed alla piazza d’armi (Pratum Magnum) in quella che attualmente è la via Cortelonga (questo termine, vivo nei tempi, pare confermarlo ) Teodorico viveva spesso a Monza e con lui, ovviamente, la sua corte di cui faceva parte un giovane nipote di bell’aspetto che aveva nome Dagoberto.
    Il giovane come d’uso, usciva a cavallo per i boschi e le colline che circondavano la città e rientrando abbeverava il suo cavallo in una roggia, forse proprio quella che poi si chiamerà Pelucca, scorrerà per il Pratum Magnum e sarà utilizzata dagli Umiliati per risciacquare i panni poi posti ad asciugare su appositi sostegni detti “ciudere”, sistemati nel prato.
    Nel punto in cui il cavallo si abbeverava, un giorno Dagoberto vede una piccola graziosa rana verde smeraldo che non dimostra nessuna paura per la presenza sia del cavallo che sua, anzi li saluta con un melodioso gracidare. Il giovane stende la mano e la piccola rana con un salto prende posto nel suo palmo salutandolo sempre col suo gracidare. Dagoberto rimane sorpreso, ma la rana con un salto si tuffa nell’acqua e scompare. La cosa si ripete ogni volta che Dagoberto si reca ad abbeverare il cavallo e il giovane è lieto di accogliere la rana nel suo palmo. Più passano i giorni più Dagoberto pensa al grazioso ranocchio.
    In una notte di plenilunio Dagoberto si affaccia alla finestra della sua camera che dà sul Pratum Magnum ove la roggia scorre: sente un gran gracidare e vede tutte le rane in cerchio attorno alla ranocchietta verde. Un raggio di luna batte su di lei e… incanto, la vede trasformarsi in una splendida fanciulla dai capelli alla paggio. La fanciulla si volge verso la sua finestra, lo saluta, si incammina sul raggio di luna e… scompare. Dagoberto ne rimane ammaliato e da allora aspetta la notte alla finestra sinché c’è la luna, sperando che si ripeta ancora la trasformazione. Invano: le rane gracidano in coro ma la ranocchietta non si vede.
    Intanto l’estate avanza e la siccità si fa pressante: la roggia man mano si prosciuga sinché un giorno, rientrando a palazzo, Dagoberto la trova totalmente asciutta: le rane sono sulla riva e stanno morendo. Su una foglia avvizzita giace la ranocchietta ormai morta. Il giovane cerca una foglia ancora verde, vi avvolge la ranocchietta, scava una buca sulla riva e la sotterra.
    Nella notte arriva un temporale assai violento, improvviso, che pure repentinamente cessa.
    Dagoberto si affaccia alla finestra pensando sempre alla ranocchietta che si era trasformata in fanciulla. Ed ecco un raggio di luna battere sulla riva ove è seppellita la ranocchietta, ora ricoperta dalla acque che scorrono veloci. Come il raggio di luna colpisce quel punto esatto ecco sorgere, più splendida che mai la fanciulla che, camminando sul raggio raggiunge Dagoberto. Si avvicina a lui e con voce armoniosa gli dice: grazie di avermi aiutato: sono Amira la principessa delle rane ed ora debbo tornare nel mio regno ! Lo bacia e scompare !
    (http://www.monzareale.com/2016/05/02...-in-arengario/)
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  4. #54
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    Re: Monza

    Che favola, è bello sognare, fino alla fine ho sperato in una lieta conclusione. Grazie Giancarlo
    "Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni"
    (Eleanor Roosevelt)

  5. #55
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    Re: Monza

    Ieri abbiamo festeggiato 202 anni di Città
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  6. #56
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    Re: Monza

    Siamo quasi al Natale e tutte le città vogliono mostrarsi nella loro veste migliore.
    Queste foto, prese dal web, sono del mio centro storico.
    46915727_1788277741300690_4213113001818980352_n.jpg 47094750_1788277571300707_8117551716301275136_n.jpg 47211414_1788277501300714_5558171642233880576_n.jpg 47222084_10214795860183263_5192759574196649984_n.jpg 47278240_1788277534634044_7066475607248338944_n.jpg

    Quì sotto, invece, mi sono divertito nel ridare colore allo stemma Visconteo ... ormai scomparso .... sopra la Parlera dell'Arengario

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  7. #57
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    Re: Monza

    Monza su Rai Uno sabato 22 Febbraio 2020, alle ore 12.20,...

    https://monzaindiretta.it/societa/mo...lXTtZm0lS4zPRo
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  8. #58
    Affezionato


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    Re: Monza

    Interessante,
    Grazie per la segnalazione,
    stiamo sintonizzati...

    Ciao Lucky ...
    Ex, Knaus Sudwind S.S. 500 EU del 2016 - Ex Dethleffs Beduin Emotion 495 DB del 2006 - Ex Fendt Platin 560 TK del 2002 -
    Lucky (Luciano) del 1956 , Anna Maria (mia moglie) e Sara del 1997 (nostra figlia)
    Caravanisti dal 2003 al 2021 -
    Patente BE - ex CE -
    Tessera Tutto Caravan n° 0034



  9. #59
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    Re: Monza

    Sono passati 215 anni ... ma volevo condividere con voi un mio raccontino che scrissi nel 2015.

    Oggi, 26 maggio 1805, è stato un giorno indimenticabile.
    Sono nella mia stanza, l’ultima ronda, con il suo passo cadenzato ed il tintinnio delle spade, è passata da tempo ed io non riesco a dormire.
    Tutto ha avuto inizio sette giorni fa; stavo svolgendo le mie faccende quando la Contessa Serbelloni, mi fa chiamare.
    Di solito, a quest’ora, non ha bisogno dei miei servizi; preoccupata mi reco da lei e la trovo nel salottino della musica, intenta al pianoforte.
    Mi annuncio, lei si volta e mi dice di sedermi; finisce di suonare e si siede anche lei, vicino a me.
    Come sua abitudine, senza mezzi termini, mi chiede se sono disposta ad accompagnarla, come dama di compagnia, in un suo prossimo viaggio; non sto nella pelle, io dama della contessa, incredibile; un sonoro si rimbomba nel salottino, chiedo immediatamente scusa, ma la contessa ride e mi dice di prepararmi per il giorno dopo.
    Corro dalla mamma e le spiego tutto, sono felicissima, mamma e papà mi aiutano a preparare i bagagli e mi sommergono di consigli.
    E’ mattino, la contessa, io e la carrozza siamo pronti; saliamo e ci dirigiamo in Duomo.
    Qui altre carrozze ed alcuni cavalieri sono in attesa; entriamo in Duomo e mi accorgo di una certa agitazione; vedo i fucilieri e gli alabardieri vicino alla cappella della Corona Ferrea.
    L’arciprete ed alcuni chierici stanno depositando la Corona in un forziere, la cui chiusura rintrona nel silenzio Duomo; poi il forziere viene scortato fuori, nel chiostro, e caricato su un carro; Tutti usciamo dal Duomo e troviamo molta gente in attesa nella piazza.
    Lo scalpitio degli zoccoli, proveniente dal chiostro, annuncia la venuta del carro con la Corona; la piazza si ammutolisce, il Capitano della scorta armata forma il corteo, l’Arciprete i chierici e tutti noi saliamo sulle carrozze e partiamo.
    Imbocchiamo la via per Milano, la folla è tanta e si divide al nostro passaggio; alcuni fanno il segno della croce, altri si genuflettono ma tutti salutano.
    Lasciamo Monza ed i cavalli vengono spinti al trotto, la gente nei campi si ferma al passaggio del corteo; le altre carrozze e diligenze, ci lasciano il passo; sono emozionatissima, mi sento una persona importante.
    Dopo molta strada e polvere, ai rintocchi di una lontana campana ci fermiamo nelle vicinanze di una locanda.
    Il Comandante della scorta posiziona il carro della Corona da un lato, le nostre carrozze dall’altro; i cavalli sono avvolti da una nube di vapore, vengono sciolti e portati nelle stalle sul retro, per proseguire useremo dei cavalli freschi, loro si riposeranno e li riprenderemo al ritorno.
    La scorta si organizza per il pranzo, mentre alcuni monteranno la guardia; mentre noi ci sistemiamo su delle panche, sotto a dei frondosi alberi, i servi e i locandieri ci preparano la tavola ed il pranzo.
    Non riesco ancora a capacitarmi, sono a tavola con la Contessa, con l’Arciprete, con il Comandante, con i Melzi, con i Durini ed altri.
    Finito di pranzare, sistemati i nuovi cavalli, si riparte; lungo il percorso attraversiamo un limpido torrente, mi dicono che si chiama Olona, a cui i cavalli si dissetano e finalmente arriviamo a Milano.
    Qui il corteo si divide, noi ci dirigiamo verso il Palazzo Reale, mentre la Corona e la scorta si dirige verso il Palazzo del Vescovo.
    A Palazzo Reale veniamo accolti e accompagnati agli appartamenti a noi riservati, dove ci ripuliamo per presentarci al Re di Francia Napoleone I ed a sua moglie Giuseppina.
    Io non potrò essere al seguito della Contessa, dovrò stare con le altre, ma sono egualmente felice. Approfitto per migliorare il mio francese, conversando ed ascoltando i pettegolezzi di tutti.
    Passano così giornate stupende, le passeggiate per le vie di Milano addobbate a festa, quasi fosse Natale, bandiere francesi ed italiane, stemmi napoleonici, ghirlande di fiori con coccarde sono esposte in ogni angolo; ogni tanto colpi di cannone, dal vicino Castello dei Visconti, scuotono l’aria. Gente allegra o carrozze affollano le strade. Alla sera, nel palazzo, le feste continuano fino a tardi. Sto vivendo una favola.
    Oggi, 26 maggio 1805, è il gran giorno, Napoleone I verrà incoronato Re d’Italia.
    Mi vesto con il migliore abito che mamma abbia mai cucito, e mi presento dalla Contessa per aiutarla ad indossare il suo abito; vedo il suo abito, illuminato dal sole, sul manichino, è bellissimo.
    La Contessa mi invita ad entrare, mi guarda da capo a piedi mi chiede se non avessi un altro vestito; arrossisco e timorosa, gli spiego che era il più bello che avevo. Lei mi dice di toglierlo, affonda le mani nei suoi bauli ed estrae un vestito dicendomi di metterlo. Ritorno in camera mia, velocemente mi svesto ed indosso il nuovo abito, mi guardo allo specchio e sembro una regina.
    Torno, trafelata, dalla Contessa che mi accoglie con un sorriso, l’aiuto a vestirsi ed usciamo, al suo fianco, mi sento una gran dama.
    C’è il sole, le campane suonano a festa, i cannoni sparano; da Palazzo Reale al Duomo sono pochi metri, ma sono pieni di gente vociante che ci, che mi guarda; cerco di procedere composta, ma è difficile camminare dritta sul selciato della piazza.
    Varchiamo la soglia del Duomo, un paggio ci accompagna ai nostri posti; siamo di lato all’altare centrale, vicino alla Corona Ferrea, che bella sul suo piedistallo, sorvegliata dai nostri alabardieri in uniforme di gala, il Capitano è proprio alla destra della Corona.
    Il duomo è illuminato da migliaia di candele, colorato da gonfaloni e bandiere. Il corridoio che conduce all’altare è sorvegliato dalla Guardia Napoleonica. Davanti all’altare un trono bellissimo, dorato, e cori di chierici attendono Napoleone.
    Da fuori, sulla piazza, il vociare aumenta d’intensità fino a diventare urla di gioia; i tamburi e le trombe annunciano l’arrivo di Napoleone che si staglia, in controluce, sulla soglia.
    Lui non è alto, anzi, e piuttosto rotondo ma la sua uniforme ed il suo portamento lo trasformano. Mentre avanza, sotto al baldacchino, viene accolto dagli applausi dei presenti.
    Napoleone viene fatto accomodare sul trono, con gesti lenti e rituali gli viene appoggiato sulle spalle il manto rosso con la stola d’ermellino; gli vengono consegnati lo scettro, la mano della giustizia, l’anello e la spada.
    Il Cardinale si avvicina alla Corona Ferrea, il Capitano gliela porge. il Cardinale, girandosi, l’alza al cielo mostrandola a tutti i presenti. Dopo qualche minuto si avvicina a Napoleone e si prepara ad appoggiarla sul suo capo, ma … che succede Napoleone, contravvenendo al protocollo, si alza prende la Corona con le sue mani e, sostenendola sul suo capo, pronuncia a voce molto alta: “Dio me l’ha data, guai a chi me la tocca”.
    Un silenzio irreale scende nel Duomo, ma poi un timido applauso da il via a gioia e urla.
    Dopo la cerimonia per l’investitura, viene celebrata la Messa, mi è risultato faticoso seguirla sembrava non finisse mai, i canti, le preghiere ed il fumo dell’incenso sono durati per circa tre ore.
    Finita la Messa, Napoleone pronuncia il giuramento sul Vangelo e l’araldo proclamò imperatore e re Napoleone, tutti allora gridarono ” viva l’imperatore e re”.
    Finita la cerimonia Napoleone esce dal Duomo, per venire acclamato dalla folla assiepata in piazza.
    Finalmente tocca anche a noi uscire, il corteo è già entrato a Palazzo ma la festa continua ed i cannoni del castello continuano a sparare.
    Entriamo a Palazzo anche noi per partecipare al pranzo di gala; emozionata lascio la Contessa e mi reco nei locali destinati a noi; siamo tutti emozionati, ho terrore di sporcare il vestito datomi dalla Contessa e non mangio quasi niente.
    Nel pomeriggio fino a tarda sera, si susseguono i balli ed i giochi, ma in particolare i pettegolezzi.
    E’ tardi quando un paggio mi chiama, devo recarmi dalla Contessa; saluto velocemente e sono da lei; vuole ritirarsi per la notte e quindi l’accompagno nei sui appartamenti. Mentre l’aiuto a cambiarsi e prepararsi per la notte, parliamo della giornata, appena trascorsa, e ci scambiamo alcune opinioni. Fra i pettegolezzi sentiti abbiamo avuto la conferma che fra gli invitati vi era anche un’amante di Giuseppina, ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
    Dopo un’ultimo colpo di spazzola, l’accompagno a letto e uscendo spengo il lume.
    Ora sono qui, nella mia stanza, senza sonno; domani torniamo a Monza, a casa ed avrò tante cose da raccontare.
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  10. #60

    Re: Monza

    Bello Giancarlo, un tuffo nel passato, grazie
    Sergio (69) - Teresa (67) - Fausto (00) - Matilde (02)
    Volvo XC40 T5 Recharge Plug-In Hybrid + Fendt Bianco Selection 435SF (MY2019) + Fendt Saphir 410QK (MY2001)


    Non è tempo per noi
    e forse non lo sarà mai!

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